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Mercoledì 24 maggio è stato presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati a Roma il “BAN PFAS Manifesto” per la messa al bando dell’uso e della produzione dei PFAS a cura di alcune delle associazioni e comitati italiani che hanno sottoscritto il manifesto europeo.

Per arginare la grave contaminazione da PFAS (composti poli e perfluoroalchilici), sostanze chimiche artificiali, altamente persistenti e associate a numerosi problemi per la salute, tra cui alcune forme tumorali, è necessaria una legge nazionale che ne vieti l’uso e la produzione. È questa la richiesta di alcune delle associazioni e comitati italiani che, insieme a 120 organizzazioni europee, hanno sottoscritto il “BAN PFAS Manifesto”: CGIL Vicenza, Greenpeace Italia, ISDE Italia, Italia Nostra Veneto, Legambiente, Mamme No Pfas, Medicina Democratica, PFAS.land, Transform! Italia. Le associazioni ritengono che il rischio PFAS sia inaccettabile per il presente e per il futuro; pertanto, un intervento politico non è più rinviabile.

Quello della contaminazione da PFAS, i cosiddetti inquinanti eterni, è un problema ambientale e sanitario tuttora irrisolto su cui nessuna legislatura italiana è intervenuta finora con i provvedimenti giusti a difesa di ambiente e saluta. Queste molecole di sintesi, di fatto indistruttibili, hanno invaso ogni angolo del globo. Oltre alle acque, ai terreni, agli alimenti e all’aria, l’inquinamento non risparmia i nostri corpi, non solo di chi vive nelle aree più contaminate ma anche di chi risiede in zone lontane dalle fonti di contaminazione. In un quadro di contaminazione nazionale e planetario che si aggrava di ora in ora, è necessario avviare un iter legislativo nazionale che affronti finalmente, e seriamente, la questione, mettendo un bando alla produzione e all’uso di tutti i PFAS in Italia. 

In Europa Olanda, Danimarca, Germania, Svezia e Norvegia hanno presentato una proposta per la messa al bando dei PFAS. L’Italia rimane in silenzio nonostante si moltiplichino a livello globale le iniziative legislative. La Danimarca, oltre ad aver varato alcuni dei provvedimenti tra i più restrittivi al mondo sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile, ha introdotto alcuni divieti sull’uso negli imballaggi alimentari in carta. Riguardo l’acqua potabile, negli Stati Uniti l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente (EPA) ha recentemente proposto un valore limite pari a 4 nanogrammi per litro, sia per il PFOA che per il PFOS, due delle molecole appartenenti all’ampio gruppo dei PFAS e note per la loro pericolosità per la salute.

L’irreversibilità della contaminazione globale da PFAS ha già creato un’eredità tossica il cui peso si farà sentire anche sulle future generazioni. Secondo le stime del Nordic Council of Minister, i costi sanitari dell’inazione politica per tutti i Paesi europei si aggirano tra 52 e 84 miliardi di euro all’anno. In Italia le situazioni più critiche si registrano in Veneto, nell’area tra le Provincie di Vicenza, Verona e Padova, in Piemonte, nell’alessandrino, oltre anumerose zone del Paese limitrofe ad aree industriali. Le associazioni intervenute oggi, grazie alla collaborazione della Dott.ssa Claudia Marcolungo, docente universitaria di diritto ambientale, hanno presentato il documento “I sette capisaldi di una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di PFAS” fornendo al parlamento gli elementi chiave che una legge nazionale dovrebbe tenere in considerazione.