
Un test condotto su 24 alti rappresentanti dell’UE, provenienti da 19 Paesi, ha rilevato la presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nel sangue di tutti i partecipanti – tra cui la commissaria europea all’Ambiente Jessika Roswall e il ministro danese Magnus Heunicke.
Per la metà dei leader, i livelli superano la soglia di sicurezza definita dal programma HBM4EU (6,9 ng/ml), oltre la quale non si possono escludere effetti sulla salute.
Le analisi, coordinate dal Ministero danese dell’Ambiente e della Parità di genere insieme a EEB (European Environmental Bureau) e ChemSec, miravano a dimostrare che l’esposizione ai cosiddetti “forever chemicals” è ormai universale.
Tra i composti più frequenti figurano PFOS, PFOA, PFHxS, PFNA, PFDA e PFUnDA, già soggetti a restrizioni UE (POPs e REACH), ma ancora persistenti nell’ambiente e nell’organismo umano.
Il PFOS, vietato dal 2008, è risultato quello con le concentrazioni più elevate, fino a 17,19 ng/ml.
Il segretario generale dell’EEB, Patrick ten Brink, ha definito i risultati “una prova allarmante del costo umano ed economico dell’inazione”. Ha chiesto “di chiudere il rubinetto dell’inquinamento, rendere responsabili i produttori e ripristinare la fiducia dei cittadini nell’acqua e nel cibo”.
Nonostante il quadro critico, emerge anche un segnale incoraggiante: Leena Ylä-Mononen, direttrice dell’Agenzia europea dell’ambiente (EEA), ha mostrato una riduzione dei valori rispetto a test precedenti – segno che le restrizioni su alcune PFAS stanno iniziando a produrre effetti positivi.
“Questi risultati dimostrano due cose: la contaminazione da PFAS non risparmia nessuno, ma la regolazione funziona”, ha affermato Anne-Sofie Bäckar (ChemSec). “Ora serve un bando universale di tutte le PFAS, non solo nei prodotti di consumo.”
Le stime parlano di fino a 2.000 miliardi di euro per la bonifica nei prossimi vent’anni, più 52-84 miliardi l’anno di costi sanitari.
Per questo, oltre 100 organizzazioni europee, tra cui ISDE Italia, hanno rilanciato il manifesto “Stop PFAS”, che chiede ai leader UE di approvare rapidamente la proposta di restrizione totale avanzata da cinque Stati membri.
Come ha ricordato la commissaria Roswall, “questo test dimostra che, come tutti i cittadini, anch’io ho PFAS nel sangue. È un segnale che dobbiamo agire subito, vietando le PFAS nei prodotti di consumo e accelerando la sostituzione industriale con alternative sicure e sostenibili”.
