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Oltre 500 cittadini di San Piero a Sieve hanno firmato l’istanza del Comitato di Massorondinaio (vedi qui) presentata alla ASL e al Sindaco del Comune di Scarperia e San Piero Federico Ignesti, quale autorità sanitaria locale, al fine di valutare l’impatto ambientale e sanitario del progetto di un nuovo impianto di recupero rifiuti speciali per una quantità pari a 166.000 tn/anno, mediante attività che prevedono lo stoccaggio ed il recupero attraverso operazioni di frantumazione e vagliatura di materiali inerti.
I rifiuti in ingresso al nuovo impianto sono costituiti da sfridi e scarti di prodotti ceramici crudi smaltati e cotti, laterizi, intonaci e conglomerati di cemento armato e non, comprese le traverse e i traversoni ferroviari e i pali in calcestruzzo armato provenienti da linee ferroviarie, telematiche ed elettriche e frammenti di rivestimenti stradali, purchè privi di amianto…
L’area in cui andrà ad insediarsi la nuova attività di recupero rifiuti è la zona industriale di Massorondinaio che ormai è tristemente nota per la questione spinosa della vicinanza tra industrie insalubri e abitazioni, centri sportivi e parco pubblico. E’ ormai chiaro che nuove industrie insalubri o ampliamenti e potenziamenti delle esistenti sarebbe logico evitare di localizzarle in aree densamente abitate. Infatti, secondo i principi previsti dal nuovo piano strutturale intercomunale, i nuovi piani operativi comunali devono prevedere ubicazione delle nuove attività produttive che comportano emissioni inquinanti o acustiche e il trasferimento di quelle esistenti in ambiti impropri, in aree distanti da quelle prevalentemente residenziali.
Inoltre esiste un regolamento urbanistico vigente che limita l’apertura o l’ampliamento delle nuove industrie insalubri ad altra zona proprio per evitare la commistione di industria e abitato.
La amministrazione comunale aveva la possibilità, sin d’ora, di esprimere politicamente ciò che poteva essere San Piero a Sieve: un paese con una pianificazione territoriale coerente con il recente piano strutturale intercomunale.
Invece non è stato così.
La mozione consiliare proposta dal Comitato Massorondinaio (vedi qui) con cui si chiedeva alla nostra amministrazione comunale, oltre all’esclusione di nuove industrie insalubri di prima classe nell’area industriale di Massorondinaio e ad una progressiva delocalizzazione di quelle esistenti, di negare la conformità urbanistica ad una richiesta di ampliamento di industria insalubre (nuovo impianto mobile di recupero rifiuti) in zona non conforme al suo stesso piano operativo è stata bocciata: 12 voti contrari da parte della maggioranza e 5 a favore da parte delle opposizioni.
Il Sindaco Federico Ignesti ha cercato di porsi agli occhi del Comitato come colui che ha sempre ascoltato le nostre giuste osservazioni, tanto da promettere nuovamente in Consiglio Comunale una riqualificazione di Massorondinaio nel prossimo piano operativo.
Ma quello che risulta agli atti è che la amministrazione comunale ha dato la conformità urbanistica ad un ampliamento di una industria insalubre in Massorondinaio. Quando si amministra contano gli atti che si producono non le dichiarazioni di intenti future….
Adesso i cittadini chiedono all’ASL che, prima del rilascio di qualsiasi nuova autorizzazione ad industrie insalubri in località Massorondinaio, come quella relativa all’impianto di recupero rifiuti, esprima un parere che valuti il rischio sanitario nell’area in questione e impegnano il sindaco ad attivarsi verso questo ente affinché questa valutazione venga espressa al più presto.