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Taranto: ottenuto grazie al FOIA l’intero studio dell’Istituto Superiore di Sanità che conferma la presenza di sostanze chimiche “marker” provenienti dal siderurgico nel latte materno delle madri tarantine. Ma nessuna attività di sorveglianza sanitaria è stata posta in essere dopo il 2018. 

Roma, 15 novembre 2023. “Grazie al Freedom of Information Act (FOIA) ho ottenuto, dall’Istituto Superiore di Sanità, (dopo sei mesi di richieste di accesso alle informazioni al MASE, a ISPRA, all’ASL di Taranto), lo studio scientifico completo che conferma le ricadute certe dell’inquinamento del siderurgico sulle madri di Taranto, con in particolare la presenza di una molecola chimica, il 2,3,4,7,8-pentaclorodibenzofurano che “può essere considerato un marcatore di attività industriali di carattere metallurgico”. 

“Lo studio datato 2019, (con dati relativi alle campagne di biomonitoraggio sul latte materno svolte solo tra il 2015 e il 2018) che ho messo a disposizione all’Ordine dei Medici della Provincia di Taranto, verrà presentato nei suoi dettagli scientifici dalla Dottoressa Annamaria Moschetti, nelle prossime ore”, ha annunciato Rosy Battaglia, giornalista e regista del documentario-inchiesta “Taranto chiama”, prodotto in modo indipendente, con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei giornalisti e di Articolo 21, incentrato su cosa è sostenibile per la vita umana. 

“Dalla risposta ottenuta, si evincono due cose: che nessun ente preposto ha più monitorato dopo il 2018 la presenza di diossine nel latte materno delle madri, mentre si sono proseguite a monitorare la presenza degli inquinanti sui licheni e gli aghi di pino, le cui relazioni sono state pubblicate sul portale dedicato alla procedura di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) del MASE, anche a seguito delle mie richieste”. 

Più esattamente, prosegue la giornalista, come riportato dallo stesso, “dopo lo studio pubblicato nel 2019, ma fornitomi solo a novembre 2023, dietro richiesta FOIA, l’Istituto Superiore di Sanità scrive che “non ha effettuato attività di sorveglianza sanitaria sulla presenza di diossine nel latte e nel sangue materno, nei tessuti adiposi delle donne di Taranto residenti nei quartieri prospicienti lo stabilimento”.  Mentre dall’altro canto, come si legge sempre nello stesso studio, la presenza di diossine e furani, e in particolare del 2,3,4,7,8-pentaclorodibenzofurano “può essere considerato un marcatore di attività industriali di carattere metallurgico”.

Ricordiamo che lo studio fu commissionato dall’ILVA all’Istituto Superiore di Sanità, che lo ha realizzato in collaborazione con il Dipartimento Prevenzione dell’ASL di Taranto, nell’ambito del decreto del Ministero dell’Ambiente del 2012, con il quale si imponeva il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) dello Stabilimento siderurgico ILVA S.P.A sito nel Comune di Taranto e Statte (GU.n 252 del 27/10/2012 ), autorizzazione scaduta ad agosto 2023. 

AIA necessaria per l’esercizio dello stabilimento siderurgico che prevedeva, appunto, con una specifica norma, la prescrizione 93,  la realizzazione di una campagna di biomonitoraggio per determinare anche la concentrazione di diossine e PCB nel latte materno nelle aree adiacenti al polo siderurgico, compresi tra gli stabilimenti ex Sural-fonderie e S Provinciale 39, Statte, Paolo VI nei pressi dell’ospedale Moscati, Paolo VI – zona ipermercato, Tamburi, centro città, Mar Piccolo primo seno e secondo seno, Parco Cimino, Talsano, San Donato, Lama, San Vito. 

La norma prevedeva infatti che “Il Gestore dovrà provvedere, entro 6 mesi dal rilascio del provvedimento di riesame dell’AIA, a realizzare una rete di biomonitoraggio, concordando le modalità con l’Ente di controllo”, indicando che “il  biomonitoraggio dovrà avere le seguenti finalità: – rilevare l’indice di biodiversità lichenica in riferimento agli inquinanti SO2 ed NOx;  monitorare i licheni come bioaccumulatori di metalli; biomonitorare l’ozono mediante piante vascolari; monitorare gli inquinanti organici persistenti secondo le indicazioni OMS-FAO, con verifica di PCDD/F, PCB nel latte materno, pesce, bovini/ovini, sangue materno e tessuti adiposi”. 

“Ringrazio lo Studio Legale E-lex per il supporto sulla normativa in materia di diritto di accesso e la dott.ssa Annamaria Moschetti che da anni si sta battendo strenuamente per la salute dei bambini e delle mamme di Taranto che ha sollecitato e atteso questi dati almeno dal 2016, come io stessa avevo documentato in una mia precedente inchiesta e proseguo il mio lavoro. Certo mi piacerebbe che questi dati vengano pubblicati in modo trasparente dagli enti preposti sul portale dell’Osservatorio ILVA e resi accessibili a cittadini e mondo scientifico”.