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Intervista del Corriere.it a Vincenzo Cordiano, medico ISDE Italia, il primo a denunciare la pericolosità dei PFAS rilevati in Veneto.

Esperto di tumori del sangue, è stato responsabile degli ambulatori di Ematologia Generale ed Oncoematologia dell’ospedale di Valdagno. La sentenza Miteni, con la condanna a di 141 di reclusione 11 dei 15 manager dell’ex azienda di Trissino, ha un sapore del tutto particolare per lui.

Questa sentenza per Cordiano «È il punto di arrivo, o forse di partenza, di ben 12 anni di lotta, iniziata in solitaria», che è stato il primo a lanciare l’allarme sui PFAS , «perché probabilmente ero uno dei pochi a conoscere cosa sono gli interferenti endocrini e i Pfas: sapevo della storia della Dupont in America ed ero a conoscenza, da documenti ufficiali dell’ex Usl 5, che ad Arzignano si usavano queste molecole nella concia».

Tutto è iniziato quando «Su incarico di alcune associazioni ambientaliste, lavoravo per chiedere che i territori delle Usl 4 e 5 venissero inseriti nel registro tumori del Veneto. Nella primavera del 2013 avevo notato che in alcuni comuni della provincia, stando ai rapporti, c’era un eccesso di mortalità per malattie tumorali e non, che non mi spiegavo». Nell’estate dello stesso anno è stata scoperta la contaminazione da PFAS. E’ stato allora che «ho sovrapposto i 21 comuni della zona rossa e quelli in cui avevo notato un eccesso di mortalità: combaciavano quasi alla perfezione».

A quel punto «Ho avvisato i miei superiori, ma nessuno mi ha risposto. In tutta coscienza, ho cominciato a scrivere le mie osservazioni e le ho mandate a media, colleghi ed esponenti politici. Il 7 agosto 2013 uscì un articolo sul Corriere del Veneto e i miei superiori mi sottoposero a un provvedimento disciplinare, accusandomi di avere danneggiato l’immagine dell’azienda e di avere parlato in pubblico come dipendente dell’Usl 5, quando c’era un regolamento che lo vieta, del quale non ero a conoscenza».

Questo atteggiamento dei miei superiori però non ha fermato Cordiano: «Ho continuato nella lotta, venendo contattato da diverse organizzazioni ambientaliste: il 17 ottobre 2013 c’è stato il primo convegno pubblico sull’argomento. All’inizio c’è stato uno scontro con le istituzioni, reticenti ad agire. Allora decisi di stampare migliaia di volantini per avvertire la popolazione della pericolosità dei Pfas, invitando le istituzioni a intervenire». La reazione è stata che «Sono stato censurato sul lavoro e non ho fatto carriera: nei concorsi per i primari hanno scelto altri, in alcuni casi gente molto meno capace di me. Le mie dichiarazioni vennero raccolte in un dossier, inviato al presidente dell’Ordine e a quello di Isde, chiedendo dei provvedimenti in quanto danneggiavo l’immagine dell’Usl e facevo terrorismo: tutto si concluse senza conseguenze».