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A proposito dei dati sulla Qualità dell’aria registrati in Toscana nel 2021 a cura di ARPAT (ARPATNEWS, Venerdì 28 Gennaio 2022), di seguito una sintesi su cosa accade se si commentano i dati di inquinamento sulla base della normativa nazionale vigente (D.Lgs 155/2010), come per dovere istituzionale fa ARPAT, o delle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO global air quality guidelines).

Considerando l’ozono (O3) si arriva a difformità dello stesso tipo ed entità se si considera che i dati toscani sono già alterati “il 40% delle stazioni non rispetta pienamente il valore obiettivo per la salute della popolazione” e le AQG-WHO portano a 60 nanogrammi per metro cubo la concentrazione media massima giornaliera su 8 ore, nei sei mesi consecutivi con la più alta concentrazione media semestrale.

Come si evince facilmente dai confronti in tabella a lato, le conclusioni a cui si arriva utilizzando i valori limite stabiliti dalla normativa in vigore ovvero quelli raccomandati dall’OMS sono radicalmente diverse tra loro e la situazione tranquillizzante che emerge con limiti più alti diventa molto preoccupante usando quelli più ristretti.

Il punto di vista di sanità pubblica è quindi “intrappolato” tra due corni, l’uno basato sulla norma e l’altro sull’aggiornamento delle evidenze scientifiche che la normativa stenta a riconoscere.
Questi due scenari portano a risultati ben diversi per quanto riguarda la definizione dell’esposizione che è l’attività chiave in epidemiologia determinando tante conseguenze: la valutazione del rischio, la sua gestione e comunicazione, le misure di prevenzione collegate.
I messaggi, tutti i dati di concentrazione rilevati sono al di sotto o al di sopra di una certa soglia sono ambedue corretti ma evocano la domanda ineludibile: qual è la soglia giusta? e qui come nel gioco dell’oca si ritorna al punto di partenza: in termini di legge o in termini scientifici?

La stessa persona, o intere comunità, si può trovare non esposta o esposta a inquinamento, perché vive in un’area con concentrazioni al di sotto o al di sopra di una soglia ritenuta protettiva per la salute.
Per fare un esempio, forse il più eclatante, un cittadino residente nella piana di Lucca-Capannori considerando il PM10 è non esposto secondo la legge e gravemente esposto secondo i limiti OMS, considerando il PM2,5 è moderatamente esposto secondo la legge e gravemente esposto secondo i limiti OMS.
Questo schema è contraddittorio nei fatti, sia per il cittadino che per gli operatori, impegnati a controllare ai fini di legge limiti che dovrebbero essere protettivi ma che non lo sono, e sollecitare scelte che portano verso limiti protettivi ma che la legge non(ancora) considera.
L’importanza di un “contenitore” ambiente e salute pare auto-evidente, dove l’operatore dell’ambiente e della prevenzione pubblica possano trovare un linguaggio e obiettivi comuni, innanzitutto tesi a evitare fattori di rischio noti, cioè di prevenzione primaria.

 

Fabrizio Bianchi, epidemiologo, Comitato scientifico ISDE