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Sabato 21 maggio a Badia a Ruoti, l’Associazione Valdambra ha organizzato l’incontro “L’agricoltura che fa bene alla salute e all’ambiente”

La dott.ssa Maria Teresa Maurello, per ISDE Italia, sezione di Arezzo , ha presentato una relazione su “Allevamenti intensivi, salute e ambiente”, illustrando i contenuti del position paper di ISDE su Allevamento intensivo e allevamento biologico. In particolare, è stato approfondito l’impatto sull’inquinamento atmosferico dell’allevamento intensivo , correlato alla produzione di ammoniaca, precursore del particolato secondario di tipo fine (PM 2,5). I  prodotti di origine animale – specialmente la carne rossa, seguita da formaggio e carne processata, causano inoltre le emissioni di gas climalteranti più alte rispetto ai prodotti di origine vegetale, soprattutto a causa della produzione della notevole quantità di foraggio destinato agli animali (ruminanti in particolare) e del metano emesso dalle deiezioni animali. A livello globale, l’agricoltura rappresenta circa un quarto delle emissioni antropiche totali (23% in media), con un trend in crescita, mentre si stima che il sistema agroalimentare complessivamente contribuisca per il 21% – 37%.

Valutati, inoltre, alcuni danni correlabili agli allevamenti intensivi, quali il rischio di zoonosi, il concorso nello sviluppo di Antimicrobico resistenza, la  conversione dell’uso di suolo ed il consumo di risorse idriche , la perdita di biodiversità. A questo notevole impatto ambientale che viene prodotto si contrappone il limitato fabbisogno alimentare individuale di carni , ed in particolare di carni rosse e di carni processate, per una dieta sana (la dieta mediterranea). Nel 2015 la IARC ha classificato le carni processate (salumi, salsicce e wurstel) tra i cancerogeni certi (gruppo 1) e le carni rosse tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo (gruppo 2A). I tumori maggiormente correlati al consumo di tali alimenti sono quelli dell’apparato digerente, in particolare i tumori del colon-retto, ma anche quelli a carico di pancreas e stomaco. Anche durante la cottura, alla brace, alla griglia, si formano anche sostanze, come le ammine eterocicliche e gli idrocarburi policiclici aromatici, potenzialmente tossiche e cancerogene all’interno della classica “crosta bruciacchiata” della carne. Oltre al rischio cancerogeno, il consumo di carne comporta anche un aumentato rischio di malattie cardiovascolari, epatiche, renali, diabete ed accentuazione di disturbi respiratori. Le ricadute nocive sulla salute si esplicherebbero a seguito di molteplici fattori presenti in questi alimenti:  elevata presenza di ferro legato all’emoglobina, il maggior contenuto di grassi saturi, la presenza di nitrati e nitriti utilizzati nella lavorazione, ed alterazioni del microbiota intestinale. Necessario ridurre, quindi, il consumo di carni rosse e carni processate, al fine di ridurre i rischi per la salute e per l’ambiente.

 

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