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Il Parlamento europeo, con il voto espresso in seduta plenaria, ha respinto la proposta della Commissione per un’ambiziosa riduzione dei pesticidi in Europa. La proposta era urgente ed essenziale per garantire un minimo di protezione dei cittadini e degli ecosistemi dell’UE dalla tossicità dei pesticidi. La mancanza di sostegno rappresenta un grave attacco al Green Deal e all’interesse pubblico. Questo è un giorno triste per la democrazia europea, in vista delle elezioni europee.

Il Parlamento ha votato il Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR). Una votazione che ha cancellato la maggior parte delle misure chiave della proposta ha portato ad un testo privo di ogni sostanza.

”Migliaia di scienziati e milioni di cittadini hanno chiesto la riduzione dei pesticidi per proteggere la salute e l’ambiente. Non rispondendo a queste richieste, il Parlamento europeo invia un segnale negativo agli elettori sulla sua capacità di affrontare le principali questioni sociali. È evidente che l’agrilobby ha preso il controllo della nostra Casa della Democrazia”, afferma Martin Dermine, direttore esecutivo di PAN Europe.

“Questa è una giornata nera storica per i cittadini e gli ecosistemi dell’UE, per il Green Deal e per il progetto dell’UE in generale”, afferma Kristine De Schamphelaere, responsabile delle politiche presso PAN Europe. “Il rifiuto della proposta mostra uno scioccante disprezzo per la scienza, l’interesse pubblico e volontà dei cittadini dell’UE. La maggior parte dei voti è stata guidata da interessi acquisiti e dalla disinformazione da parte dell’industria agrochimica”.

“Due iniziative dei cittadini europei hanno chiesto la riduzione dei pesticidi e la tutela della salute delle persone e dell’ambiente. I politici dovrebbero servire i cittadini, non l’agroindustria. Il voto di oggi porterà inevitabilmente ad una maggiore sfiducia nei politici”, afferma Natalija Svrtan, Policy Officer di PAN Europe.

I partiti conservatori e liberali sono riusciti a ostacolare il lavoro su un atto legislativo vitale per i cittadini dell’UE, gli ecosistemi e la sicurezza alimentare a lungo termine. Dalla pubblicazione del Green Deal e della proposta SUR, molti deputati hanno cercato di distruggere la proposta o di privarla di qualsiasi sostanza. Soprattutto il PPE è stato molto esplicito, tentando di distruggere la Legge sul Ripristino della Natura e la SUR, fingendo che rappresentino gli interessi degli agricoltori e dei residenti delle zone agricole, mentre fa esattamente il contrario. Le loro azioni ignorano l’importanza degli ecosistemi, della sicurezza alimentare a lungo termine, della salute dei cittadini e della vivibilità delle aree agricole.

Il voto segue una lunga campagna di disinformazione e lobbying da parte dell’industria agrochimica e del grande sindacato agricolo COPA Cogeca, che hanno attaccato la proposta SUR, così come il Green Deal complessivo. Ciò ha portato molti eurodeputati a fare eco a narrazioni infondate, invece di difendere la scienza e l’interesse pubblico.

Gli scienziati sono stati molto espliciti nello sfatare la campagna di disinformazione sul SUR, così come su altri elementi essenziali del Green Deal, come la campagna per il ripristino della natura. 6000 scienziati affermano che affrontare il collasso della biodiversità è urgente e un prerequisito per preservare gli ecosistemi e le loro funzioni, compresa la produzione alimentare, per le generazioni attuali e future.

Il Corporate Observatory Europe ha ben documentato come il SUR sia stato sabotato dallo sconsiderato attacco dei produttori di pesticidi alla biodiversità e alla salute. DeSmog ha riferito sui forti legami tra i deputati e l’industria agrochimica.

La proposta SUR comprendeva misure per ridurre del 50% tutti i pesticidi e quelli più pericolosi entro il 2030, norme vincolanti per l’attuazione della gestione integrata dei parassiti e misure per proteggere le aree sensibili, come aree pubbliche, riserve naturali e risorse idriche. Queste misure sono urgentemente necessarie, secondo gli scienziati, per proteggere la salute dei cittadini e il sano funzionamento dei nostri ecosistemi, dai quali dipendiamo completamente. Anche per gli agricoltori, che dipendono da suoli sani, biodiversità, acqua pulita, impollinazione e controllo naturale dei parassiti, e che sono altamente esposti ai pesticidi, sono fondamentali misure ambiziose per ridurre i pesticidi e aumentare la resilienza dei sistemi colturali. Il voto ENVI (la Commissione Ambiente del Parlamento Europeo) del 24 ottobre conteneva molte disposizioni importanti, anche se il testo votato mancava gravemente di ambizione riguardo a diversi elementi chiave, a causa della grande opposizione alla proposta. Il rifiuto di una proposta, che è già stata significativamente compromessa a scapito dei cittadini e della biodiversità, durante la votazione plenaria di oggi, rappresenta un nuovo minimo nel processo politico SUR.

«Quello che sta succedendo è molto grave: sui temi della difesa dell’ambiente e della salute umana siamo tornati, con il voto di oggi e non solo, all’anno zero delle politiche comunitarie». Lo dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio e fondatrice della campagna ‘Cambia la terra’, un progetto che vede anche la partecipazione di Legambiente, Lipu, Medici per l’ambiente, Slow Food e WWF. 

«Nel 2020 l’Europa ha avuto il coraggio e la visione di lanciare il Green Deal e la sua applicazione all’agricoltura, la Strategia Farm to Fork, che prevede tra i suoi capisaldi la riduzione del 50% dell’utilizzo dei pesticidi e il 25% di superficie agricola coltivata a biologico da qui al 2030. Ora questo approccio viene di fatto rinnegato.
Prima con il mancato stop alla proroga del glifosato, uno degli erbicidi più utilizzati al mondo, colpevole di danni sul piano sanitario e ambientale, e poi con il voto contro il regolamento finalizzato alla riduzione progressiva dei pesticidi di sintesi chimica nei nostri campi. 
Immaginiamo che una parte del Parlamento Ue si sia lasciata trascinare da chi dice che, in una situazione di crisi come quella provocata dalle guerre e dal conseguente aumento dei prezzi, occorre tornare all’antico, ossia all’agricoltura basata sulla chimica.
È un approccio autolesionista: difendere gli agricoltori non significa difendere i pesticidi: al contrario, la transizione verso l’agroecologia per un’agricoltura più pulita può dare vantaggi in termini di salute (in primo luogo quella degli operatori agricoli, oltre che dei cittadini), di tutela dell’ambiente e del clima (con tutti i costi che ne stanno derivando anche in termini di danni alle coltivazioni) e alla stessa economia»