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La Commissione europea invita l’Italia a proteggere meglio gli ecosistemi e le persone dall’inquinamento da nitrati prodotto dall’agricoltura

La Commissione europea ha inviato un parere motivato all’Italia (INFR 2018 – 2249), secondo passo nelle procedure di infrazione, per non aver rispettato pienamente la Direttiva sui nitrati (Direttiva 91/676/CEE) e non aver protetto meglio le sue acque dall’inquinamento causato dai nitrati provenienti da fonti agricole. I fertilizzanti chimici azotati ed i liquami zootecnici smaltiti nei terreni agricoli sono la principale causa dell’inquinamento delle acque superficiali e sotterranee da nitrati che mette a rischio la salute delle persone e dei nostri ecosistemi. La Direttiva UE Nitrati ha proprio l’obiettivo di proteggere le acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento causato da fonti agricole. Il Green Deal europeo, con la sua ambizione di inquinamento zero, chiede a tutti gli Stati membri di ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo a livelli considerati non dannosi per la salute umana e gli ecosistemi naturali, in particolare propone una riduzione del 20% dell’uso dei fertilizzanti chimici entro il 2030. In base alla Direttiva UE Nitrati, gli Stati membri sono tenuti a monitorare le proprie acque e a individuare quelle interessate o potenzialmente interessate dall’inquinamento causato dai nitrati di origine agricola e dall’eutrofizzazione. Sono inoltre tenuti a designare le aree di terreno che drenano queste acque come zone vulnerabili ai nitrati e a istituire programmi d’azione appropriati per prevenire e ridurre tale inquinamento. “Il nostro Paese si sta dimostrando ancora una volta refrattario ad affrontare la questione zootecnica, nonostante le evidenze scientifiche e i richiami Europei” affermano le 9 Associazioni ACU, AIAB, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia. La Commissione ha inviato, infatti, una prima lettera di costituzione in mora all’Italia nel novembre 2018, chiedendo alle autorità nazionali di garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, di rivedere e designare ulteriormente le Zone Vulnerabili ai Nitrati e di adottare misure aggiuntive in diverse Regioni. Successivamente, sebbene le autorità italiane abbiano compiuto alcuni progressi, la Commissione ha rilevato che erano ancora necessarie misure per affrontare i problemi rimanenti. Inoltre, nel frattempo erano emersi alcuni problemi aggiuntivi, come la riduzione del periodo di chiusura continua (durante il quale è vietata l’applicazione di fertilizzanti). Per questi motivi, nel dicembre 2020 è stata inviata all’Italia un’ulteriore lettera di costituzione in mora. Da allora, la Commissione UE ha riconosciuto che alcune lacune nell’applicazione della Direttiva UE Nitrati sono state risolte, ma preoccupazioni rimangono per altre violazioni in diverse Regioni, dove la situazione delle acque sotterranee inquinate da nitrati non sta migliorando e il problema dell’eutrofizzazione delle acque superficiali si sta aggravando.

Per questi motivi, la Commissione UE ha deciso di inviare l’ennesimo richiamo all’Italia, con un parere motivato, ed ora il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione UE potrebbe decidere di deferire il nostro Paese alla Corte di Giustizia dell’Unione europea con il rischio di pesanti sanzioni che sarebbero pagate da tutti i cittadini italiani. “È ora di affrontare seriamente l’insostenibilità dell’agricoltura intensiva, in particolare della zootecnia in alcune aree del nostro Paese. Purtroppo il Piano Strategico Nazionale della PAC non sembra andare nella giusta direzione, considerato che il comparto zootecnico risulta ancora riccamente finanziato, basti pensare al fatto che riceve oltre il 40% dei pagamenti accoppiati” denunciano le 9 Associazioni. Per raggiungere le richieste e i target del Green Deal europeo non bastano alcuni aggiustamenti tecnologici, benché necessari, occorre ripensare l’intero modello produttivo, riducendo il numero di capi allevati, favorendo la conversione degli allevamenti al biologico e rendendo obbligatorie le pratiche agroecologiche che apportano naturalmente nutrienti al terreno, come le cover-crop, il sovescio e l’inerbimento delle colture permanenti, pratiche già adottate dalle aziende che praticano l’agricoltura biologica. Questo richiamo della Commissione europea all’Italia è l’ennesima dimostrazione dell’impatto ambientale insostenibile del modello attuale dell’ agricoltura intensiva ancora maggioritario nel nostro Paese, che compromette la qualità di una risorsa strategica come l’acqua, mettendo a rischio la salute delle persone e degli ecosistemi naturali.


L’Italia non è solo in ritardo sul rispetto della Direttiva Nitrati, lo è anche sulla Direttiva UE, la 2009/128/CE per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. In Italia il Piano di Azione Nazionale previsto dalla Direttiva UE Pesticidi, infatti, è scaduto dal febbraio 2019 e non vi è più traccia del nuovo Piano in attuazione. Ci sono, anche in questo caso, tutti i presupposti per l’avvio di una procedura d’infrazione da parte della Commissione UE per il mancato rispetto delle normative ambientali da parte del settore primario nazionale”, concludono le 9 Associazioni.