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La Sezione AIDM di Enna , in occasione della Giornata Internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (MGF), offre una FAD gratuita poiche’ queste  rappresentano una materia complessa e articolata con la quale gli operatori sanitari, a seguito dell’incremento dei flussi migratori, si dovranno confrontare nei prossimi anni.

Con il termine MGF, si intendono tutte le procedure che includono la rimozione parziale o totale dei genitali femminili, per ragioni culturali, religione o altre motivazioni non terapeutiche.

Il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili, benché illegale, non si arresta: è di 500mila la stima delle donne che hanno subito mutilazioni genitali in Europa. Le mutilazioni genitali femminili sono un problema che colpisce anche bambine e giovani donne migranti che vivono nel nostro territorio, spesso a rischio di esservi sottoposte quando tornano nel loro Paese di origine per visitare i parenti.

Secondo una ricerca coordinata per l’Italia dall’Università degli Studi Milano – Bicocca, le donne presenti in Italia che sono state sottoposte durante l’infanzia a mutilazione sarebbero tra 61.000 e 80.000. Il gruppo più numeroso è quello nigeriano che, insieme alla comunità egiziana, costituisce oltre la metà del totale delle donne con mutilazioni genitali.

Ulteriori indagini hanno permesso di stimare la prevalenza del fenomeno all’interno delle singole comunità: le donne provenienti dalla Somalia presentano una prevalenza più alta (83,5%), seguite da Nigeria (79,4%), Burkina Faso (71,6%), Egitto (60,6%) ed Eritrea (52,1%). 35 mila sono nel nostro Paese le vittime di MGF minori di 17 anni, e 1000 quelle potenziali ogni anno. In altri Stati (India, Indonesia, Iraq, Malesia, Emirati Arabi Uniti e Israele) si ha la certezza che vi siano casi di MGF, ma mancano indagini statistiche attendibili. Meno documentata è la notizia di casi di MGF avvenute in America Latina (Colombia, Perù), e in altri paesi dell’Asia e dell’Africa (Oman, Sri Lanka, Rep. Dem. del Congo), dove questa pratica non è mai assurta a tradizione vera e propria. Infine, sono stati segnalati casi sporadici di MGF anche in paesi occidentali, limitatamente ad alcune comunità di migranti (Fonte: UNICEF).

 È indispensabile che gli operatori sanitari siano preparati a gestire le pazienti e le complicanze connesse a queste pratiche e che diventino parte attiva nella definizione di strategia di assistenza e prevenzione.

Il corso pone all’attenzione dei partecipanti le principali informazioni cliniche in materia MGF, fornendo agli operatori sanitari gli strumenti per affrontare una tipologia di paziente che necessita di terapie innovative e specifiche per una riabilitazione psicofisica ottimale.

Un approccio terapeutico multidisciplinare, inquadrato nelle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e del sistema normativo internazionale, permetterà la tutela della donna e la promozione di un atteggiamento preventivo privo di pregiudizi e resistenze culturali nonche’ l’inquadramento dell MGF come una violazione dei diritti umani .

Il corso mira a tracciare i percorsi clinico-assistenziali diagnostici e riabilitativi, i profili di assistenza  e quelli  di cura relativi alle MGF . Analizzando nello specifico recenti studi relativi alla salute materno infantile, infatti , emergono stime assai preoccupanti relativamente alla tematica della MGF. Le difficoltà comunicative con le pazienti straniere sono frequentemente causate dalle diversità linguistiche e culturali, e di conseguenza possono portare ad una  scarsa aderenza dei percorsi di presa in carico da parte del servizio socio sanitario. Il corso mira a rafforzare le competenze dei professionisti socio-sanitari al fine di migliorare da un lato il trattamento ed il sostengo  a donne e ragazze vittime e/o a rischio, dall’altra facilitare e rendere più efficace il processo decisionale riguardo alla protezione delle donne sottoposte e/o a rischio MGF

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