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Negli ultimi 30 anni, il numero di casi di cancro tra le persone di età inferiore ai 50 anni è aumentato di quasi l’80% in tutto il mondo. Lo scrive il Guardian. Il numero di diagnosi di tumore è aumentato da poco più di 1,8 milioni nel 1990 a oltre 3,2 milioni nel 2019, secondo lo studio pubblicato su una rivista specializzata in medicina oncologica, BMJ Oncology. Ogni anno muoiono oltre un milione di giovani malati di cancro.

Abbiamo deciso di intervistare il Dott. Ruggero Ridolfi, Medico Oncologo ed Endocrinologo Già Direttore UO “Immunoterapia e Terapia Cellulare Somatica” IRST IRCCS Meldola FC e coordinatore ISDE Sezione Forlì-Cesena

La Prevenzione Primaria, questa sconosciuta..

Rispetto all’inizio degli anni 2000, i cambiamenti climatici, l’epidemia, le guerre, le alluvioni, i terremoti, l’afflusso di migranti, l’inflazione e l’incertezza economica hanno cambiato da qualche anno le nostre modalità di affrontare i problemi e il nostro atteggiamento verso il futuro. Prima della pandemia i medici, anche con l’aiuto delle aziende farmaceutiche, annunciavanofrequentemente successi con nuovi farmaci ed anticorpi monoclonali nella terapia di molte patologie ed in particolare dei tumori. Il nostro Sistema Sanitario, pur essendo l’Italia, fin dal 2008, all’ultimo posto nel G7 per la spesa sanitaria pro-capite, sembrava reggere bene, assicurando a tutti assistenza e cure. Tuttavia, il concetto di Prevenzione  Primaria cioè “la presa di coscienza delle cause delle malattie al fine di attuare misure    per ridurnl’incidenza” è sempre rimasto la cenerentola nei vari piani sanitari, anche per la mancanza di interesse dei possibili sponsor. È stata prediletta invece la Prevenzione Secondaria (diagnosi precoce), anche perché consente un business legato a strumentazioni dai costi elevati e a dispositivi vari ed ha raggiunto sicuramente risultati apprezzabili, con l’aumento delle guarigioni e della sopravvivenza anche grazie agli screening. Con la Prevenzione Secondaria abbiamo comunque delle persone che fanno i conti con un tumore, sottoposti ad interventi chirurgici o a terapie talora pesanti, con un carico di ansia per loro e per i loro familiari. La Prevenzione Primaria è socialmente ben diversa: tende a non fare ammalare le persone, ad avere una società sana, ed ISDE-Italia, pur in mezzo a tante difficoltà, da anni si batteper la sua incentivazione.

Perché, secondo lei, non si approfondiscono più le cause delle patologie tumorali?

Con i cambiamenti epocali iniziati o intensificatesi negli ultimi 4-5 anni e con la sperequazione economica che ne è conseguita, la tensione a scoprire le cause dei tumori per poterle poi rimuoveresi è affievolita anche nell’opinione pubblica. Come detto gli interessi finanziari della grande industria e delle Companies, facendo leva sulle difficoltà economiche di questo periodo, non vogliono certo rinunciare all’incremento dei loro profitti. La Prevenzione Primaria deve essere voluta e finanziata dalla Sanità Pubblica, che, purtroppo, segue la deriva della economia di mercato.Nel caso della lotta contro i tumori i possibili sponsor sono spesso addirittura contrari ad incentivarla: si opposero storicamente alla lotta contro il fumo di sigaretta e più di recente anche alla riduzione del traffico automobilistico, alla lotta contro l’incenerimento dei rifiuti ed all’uso talora smodato dei pesticidi/erbicidi in agricoltura.

Non essendo stato adeguatamente finanziato e protetto negli ultimi decenni, il nostro SistemaSanitario appare fortemente provato dalla pandemia e dalle difficoltà economiche e l’Italia resta,tuttora, all’ultima posizione per la spesa sanitaria pro-capite in Europa (inferiore alla metà di quella della Germania).

Che cosa ha fatto il Parlamento Europeo per ovviare a questa problematica?

Il Parlamento Europeo ha spesso comportamenti contraddittori, proponendo buone direttive che vengono poi modificate, stravolte o annullate nell’iter della loro approvazione. Ha recentemente approvato una Direttiva indicata dalla Commissione Ambiente per definire i valori limite dei principali inquinanti dell’aria secondo le raccomandazioni dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) del 2021: un limite massimo per il PM10 di 15 μg/m(attualmente è in vigore un limite di 50 μg/m2) e uno di 5 μg/m2 per il PM2,5 (è tuttora in vigore un limite di 25 μg/m2). Tuttavia ilprocesso legislativo che ne consegue prevede la sottomissione al Consiglio Europeo, per ilpronunciamento di tutti i Governi dei 27 Paesi della UE ed ha, comunque, obiettivi alquanto lontani nel tempo: i valori limite “intermedi” sono previsti per il 2030 e quelli “definitivi” per il 2035.

È di questi giorni la decisione della Commissione Europea di ritirare la proposta di legge sul taglio all’uso dei pesticidi chimici in agricoltura e nelle aree verdi urbane, per le proteste degli agricoltori. Il regolamento del progetto di dimezzare l’uso dei pesticidi nell’Unione entro il 2030 era stato presentato per la prima volta nel 2022 (ed avrebbe colpito anche il glifosato). La bozza del regolamento era già stata bocciata nel novembre scorso dal Parlamento europeo per le divergenze tra gli stati membri…. ed ora una nuova sospensione, che permette al glifosato ed a tanti altri “veleni” di rimanere in vendita in tutta Europa.

Qual è la situazione in Italia per quanto riguarda la diffusione dei tumori?

In Italia l’incidenza della maggioranza dei tumori continua a crescere: +1,4% nei maschi e +0,7% nelle femmine (2022 vs 2023) e l’esposizione agli inquinanti atmosferici (PM10, PM2,5, NO2 e O3) causa ogni anno un grande numero di morti premature (oltre 63.000) e di anni di vita persi. Uno studio delle Università di Bologna e Bari con il CNR (Centro Nazionale Ricerche,) che si è avvalso dell’intelligenza artificiale, pubblicato nel gennaio 2023, ha dimostrato che in Italia la più elevata mortalità per cancro si registra là dove è maggiore l’inquinamento (atmosferico ed ambientale), anche se in quella stessa area gli “stili di vita” sono quelli più salubri. È una conferma di una vasta letteratura, già esistente da anni, che indica l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del cibo come causa principale della maggioranza dei tumori. I miei Colleghi Oncologi, però, non ne sembrano convinti e continuano ad indicare come prioritarie per la prevenzione del cancro la corretta alimentazione, l’attività fisica e i corretti stili di vita relegando l’inquinamento ambientale nelle ultime posizioni della lista. Continuano, cioè, a ribaltare sulle singole persone il senso di “colpa” per essersi ammalati di cancro senza “disturbare” politici ed amministratori. Altre istanze piuttosto singolari lasciano perplessi: esperti Genetisti hanno lanciato un appello per sensibilizzare cittadini, medici ed autorità affinché siano resi accessibili (mutuabili) i test genetici dei geni BRCA1-2 alla intera popolazione femminile. Sostengono che identificare le persone sane, che hanno questa mutazione può permettere “la pianificazione di programmi di riduzione del rischio: sorveglianza intensiva e, in alcuni casi, interventi chirurgici profilattici come la mastectomia bilaterale, per ridurre significativamente il rischio di sviluppare tumori mammari”, o anche “l’asportazione chirurgica delle tube e delle ovaie nelle donne con mutazione BRCA1 intorno ai 40 anni e BRCA2 intorno ai 45 anni, …. per prevenire i tumori ovarici e ridurre il rischio di carcinoma mammario”. Nel nostro Paese sono circa 150.000 le persone con queste mutazioni genetiche, ma, nei casi familiari, vengono ereditate solo nel 50%, e, comunque la loro presenza non porta sicuramente al cancro, ma solo ad un rischio di poterlo sviluppare. Evidentemente la fornitura del kit-genetico alla popolazione femminile in età fertile (almeno 10-15 milioni).. potrebbe essere un buon business.

Il Sistema Sanitario è in affanno, le indicazioni di Oncologi e Genetisti lasciano molto perplessi e i balbettii della Comunità Europea prevedono limiti da rispettare a lungo termine.

In sintesi: cosa si sente di rispondere a chi afferma che non si capisce il motivo per cui c’è stata una costante crescita delle patologie tumorali in Italia e nel mondo? 

Si possono riassumere i seguenti punti:

  • in Italia l’incidenza della maggioranza dei tumori continua a crescere
  • gli oncologi continuano ad indicare i corretti stili di vita e l’attività fisica come prioritari per la prevenzione del cancro anche se, seguendo queste indicazioni, l’incidenza non è andata migliorando negli ultimi 20 anni (lotta contro il fumo a parte).
  • i genetisti chiedono di rendere più accessibili i test genetici (prodotti dalle companies) per identificare le persone sane con mutazione dei geni BRCA1- 2, al fine di valutare la sorveglianza intensiva ed anche eventuali interventi chirurgici profilattici per prevenire, forse, qualche centinaio di neoplasie rispetto alle 390.000 diagnosticate ogni anno.
  • una vasta letteratura scientifica ed un recente studio condotto con Intelligenza Artificiale dimostrano che la causa principale dei tumori in Italia è l’inquinamento ambientale (in particolare quello dell’aria a cui si somma quello per i pesticidi)
  • il Parlamento Europeo emette Direttive buone ma le cui applicazioni sono rimandate … a date da destinarsi. 
  • il Sistema Sanitario Italiano, già ultimo da almeno 15 anni per la spesa sanitaria pro-capite in Europa, è in sofferenza, con una deriva che sembra avviarsi verso il privato. 
  • Io penso che fino a quando il Prodotto Interno Lordo (PIL) valuterà solo riscontri economici e non il benessere o la salute dei cittadini.… la Prevenzione Primaria resterà un sogno e…l’incidenza dei tumori continuerà a crescere!

Terminiamo questa intervista, coinvolgendo anche il Dott. Paolo Lauriola, Coordinatore nazionale della Rete Italiana Medici Sentinella per l ‘Ambiente (RIMSA). 

Poiché il problema è così diffuso e incide anche e soprattutto nella gestione famigliare, un ruolo importante è quello dei medici di famiglia, cosa possono fare? 

I medici di famiglia stanno già svolgendo un’azione cruciale perché sono a diretto e continuo contatto con i propri pazienti e conoscono perfettamente il territorio in cui essi vivono Questo consente loro di indirizzare i propri pazienti verso i percorsi diagnostico e terapeuti più efficaci, ma anche e soprattutto di fare prevenzione sia a livello individuale (dieta, stili di vita) che collettiva.proprio in virtù dell’influenza che loro hanno nella comunità in cui vivono. Infine poiché essi gestiscono oltre l’80% dei problemi sanitari che fortunatamente non sono sempre accompagnati da un ricovero o la morte, loro sono a conoscenza di informazioni sullo stato di salute dei propri assistiti come nessun’altro. Ed su questo che stiamo insistendo come RIMSA, perché i Medici di famiglia siano messi nelle condizioni di operare anche e soprattutto allo scopo di conoscere e prevenire patologie come i tumori