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Associazione medici per l’ambiente- ISDE di Viterbo: “Tutelare le risorse idriche per una vita sana, dignitosa e in condizioni di Pace. Nell’Alto Lazio tutelare le risorse idriche anche attraverso interventi di contrasto alla monocoltura delle nocciole”

 

L’acqua pulita e salubre è una condizione fondamentale per la salute infatti noi siamo l’acqua che beviamo e quella che mangiamo, attraverso i cibi preparati con essa e gli alimenti nei quali essa è costituente preponderante.

Siamo anche l’acqua che hanno bevuto le generazioni che ci hanno preceduto perché, in forma liquida, gassosa e solida, essa costituisce un ciclo idrogeologico chiuso nel quale gli inquinanti  possono penetrare e persistere.

L’80 % circa dell’organismo di un neonato è fatto di acqua mentre di circa il 70% è la parte di acqua in un individuo adulto e con l’avanzare dell’età questa percentuale tende a ridursi.

L’assunzione di acqua contaminata rappresenta quindi un innegabile rischio per la salute di tutti e a maggior ragione per la salute dei bambini e specialmente nel periodo gestazionale a causa di sostanze che possono essere in essa contenute come i pesticidi, i metalli pesanti, microrganismi patogeni, tossine, PFAS (sostanze perfluoroalchiliche), microplastiche – etc.

L’accesso e la disponibilità di acque salubri, pulite e di qualità per tutti, sono quindi le condizioni necessarie ed indispensabili per vivere in modo sano, in condizioni di Pace e per tutelare e proteggere lo stato di salute di tutte le persone ed in particolare dei bambini e delle generazioni future. La crisi climatica sta diminuendo la disponibilità di acqua e nel mondo oltre 2 miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e questo compromette fortemente il loro stato di salute in termini di malattia e morte e segna in modo violento e autoritario i rapporti sociali ed economici.

La sempre minore disponibilità di acqua dolce produce infatti conflitti, come per l’accaparramento delle altre risorse come il gas, il petrolio, i metalli pregiati e rari, i territori.

L’acqua dunque non è una risorsa illimitata e la sua disponibilità si sta riducendo anche in Europa e in Italia dove assistiamo a periodi sempre più prolungati di siccità. L’acqua dolce sulla faccia della terra è infatti circa solo il 3% del totale e dovrebbe essere protetta con il risparmio e la razionalizzazione della sua distribuzione, con la salvaguardia e il risanamento degli ecosistemi e dei bacini idrici utilizzati per approvvigionamento di acque potabili, con il miglioramento del sistema degli acquedotti, del trattamento delle acque reflue e con il loro riciclo, e con concrete politiche di tutela e risanamento ambientale.

Sappiamo  invece da fonte SNPA – Sistema nazionale protezione ambiente che in Italia solo il 43% dei fiumi e il 20% dei laghi raggiungono l’obiettivo di qualità “buono” previsto per lo stato ecologico.

Sarebbe bene quindi investire le risorse del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR anche per dotare l’Italia di un nuovo e diffuso sistema di reti, acquedotti e apparati di potabilizzazione anche con nuove tecniche di trattamento delle acque reflue e recupero delle acque piovane così da assicurare tutela e risparmio a questo prezioso elemento di vita.

Risorse sempre dal PNRR dovrebbero essere investite per la messa in sicurezza del territorio e contrastare il diffuso dissesto idrogeologico come anche nel comparto agricolo con il miglioramento delle attuali tecnologie e l’introduzione di nuove finalizzate al risparmio e al recupero idrico.

Anche nell’Alto Lazio e in particolare per i bacini lacustri di Bolsena, Bracciano e Vico dovrebbero essere posti in essere interventi tesi a preservare gli ecosistemi di questi laghi e quindi le caratteristiche di idropotabilità delle loro acque che riforniscono acquedotti di diversi comuni del viterbese, della provincia di Roma e per quanto riguarda Bracciano anche il Comune di Roma.

Purtroppo dobbiamo, anche in questa Giornata mondiale dell’acqua, tornare a chiedere una maggiore attenzione ed impegno da parte delle Istituzioni e degli Enti preposti  circa le condizioni critiche in cui versano i tre laghi dell’Alto Lazio per diverse situazioni, che vanno dall’eccessiva captazione, come per il lago di Bracciano, fino ai fenomeni di inquinamento per inefficienza di sistemi di depurazione e a causa di attività antropiche circumlacuali e in particolare per le  coltivazioni intensive delle nocciole come per il lago di Vico e come potrebbe accadere a breve anche per il lago di Bolsena.

In particolare per i laghi di Vico e Bolsena c’è necessità  di una agricoltura che non contribuisca ai cambiamenti climatici come fa invece l’agricoltura intensiva e le monocolture, un’agricoltura quindi che non inquini l’aria, l’acqua e il cibo; una agricoltura che sappia riappropriarsi delle conoscenze e dei saperi acquisiti nel corso dei millenni di storia umana, ricominciando a produrre rispettando i naturali cicli della terra e insieme la dignità del lavoro, tutelando così l’ambiente e la salute di tutti a cominciare proprio da quella degli agricoltori e delle loro famiglie.