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In molte situazioni le attività produttive non separano ciclo tecnico e ciclo biologico, divenendo in tal modo produzioni di rischio.

Queste si accompagnano sempre ad effetti nocivi su ambiente e salute e ad uno spossessamento degli esposti involontari che vivono e lavorano su quel territorio, privandoli di aria acqua e suolo di qualità, costringendoli a vivere in un ambiente insicuro e degradato, a subire perdite di valore del loro beni e a dover sostenere spese ingenti nel caso le bonifiche siano possibili.  Le lotte che insorgono contro le produzioni di rischio, come a Gubbio dove i due cementifici presenti vogliono bruciare combustibile solido secondario, sono l’occasione per aprire una discussione sui modelli di tutela della matrici aria, acqua e suolo di quel territorio.

Isde Umbria propone il modello dell’ecodistretto per dare prospettiva alle lotte tramite:

  • l’ assunzione delle matrici come commons;
  • la loro caratterizzazione e l’individuazione dei fattori di pressione che le inquinano;
  • la costruzione condivisa di un programma per trasformare le produzioni di rischio sulla base dei principi dell’economia circolare separando ciclo tecnico dal ciclo biologico e progettando i beni prodotti in modo che, esaurito il loro valore d’uso, siano immediatamente utilizzabili come materia seconda e non diventino, come accade ora, rifiuti;
  • attivare la gestione comune di tale processo tramite audit in cui verificare il miglioramento delle condizioni in cui versano le matrici e la trasformazione delle attività produttive a rischio verso assetti circolari.

 

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