Senza confini” è un documento strategico prodotto dal Centro per la Salute del Bambino e dall’Associazione Culturale Pediatri rivolto ai policy-maker, ai dirigenti e agli operatori dei servizi, alle Entità pubbliche, private e del Terzo settore. Si propone di contribuire a ridisegnare il sistema di cure in una prospettiva di medio e lungo termine e con una visione non limitata ai servizi sanitari ma comprendente il complesso delle politiche dedicate all’infanzia e all’adolescenza o con ricadute sulla loro condizione, superando le barriere culturali e istituzionali che impediscono di affrontare le tematiche relative a fertilità, percorso nascita, maternità, paternità, infanzia e adolescenza in una prospettiva integrata, come scienza e cultura richiederebbero.
Il documento acquista particolare rilevanza e urgenza nel contesto della situazione venutasi a creare con la pandemia da Covid-19. Questa, in Italia come altrove, ha messo in evidenza come, per l’infanzia e l’adolescenza, agli effetti diretti dell’emergenza si siano aggiunti effetti indiretti – del lock down e della crisi economico-sociale ed educativa che ne è derivata – ancora più diffusi e gravi, soprattutto per chi viveva già in condizioni di svantaggio. Si è visto infatti come le capacità di resilienza, sia a livello individuale che comunitario, siano fortemente correlate non solo al “capitale” preesistente (economico, sociale e umano) delle famiglie, ma anche a quello delle comunità, quindi alla qualità ed accessibilità dei servizi sanitari, educativi e sociali e alla capacità di collaborazione tra settori diversi e tra diverse entità del settore pubblico e privato, in particolare del privato sociale. Gli effetti differenziati della pandemia sui diversi gruppi di popolazione, generazioni, territori, hanno evidenziato nello stesso tempo sia l’inadeguatezza di alcune attuali politiche, culture e risposte organizzative, sia la capacità e la potenzialità di altre politiche, culture e forme organizzative, a volte minoritarie ma presenti, che il documento si propone di valorizzare.
La condizione dell’infanzia e dell’adolescenza è profondamente cambiata nel corso delle ultime decadi, soprattutto in gran parte dei Paesi a reddito medio elevato tra i quali si colloca l’Italia. In estrema sintesi: i problemi di salute si sono in gran parte trasferiti dall’acuzie alle patologie croniche e rare e ai problemi di neurosviluppo e di salute mentale; le problematiche sociali e quelle educative sono sempre più evidenti e intrecciate con quelle di salute; le diseguaglianze sociali, territoriali e tra generazioni si sono aggravate e quest’ultimo è un aspetto che caratterizza l’Italia in modo particolarmente drammatico. Su tutto, incombono le minacce derivanti dal degrado ambientale e dal cambiamento climatico, come testimoniato con assoluta evidenza anche dalla pandemia Covid, e i cambiamenti nei comportamenti riproduttivi che, in combinazione con la progressiva restrizione delle coorti in età fertile, determinano un trend di denatalità molto accentuato.
Il documento definisce i contenuti di un sistema ideale, ma concretamente realizzabile, di cure per l’infanzia. Lo fa sulla base di un’analisi delle principali criticità delle politiche e dei servizi per la maternità, la paternità, l’infanzia e l’adolescenza; l’individuazione di principi guida e di funzioni essenziali da svolgere; la valorizzazione di modelli organizzativi già esistenti e funzionanti in Italia.
Nell’ambito del sistema sanitario, il documento propone la Casa della Salute come modello fondamentale di erogazione delle cure primarie, a cui ancorare le funzioni di prevenzione e cura dal periodo preconcezionale all’adolescenza. Tra questi, assumono rilevanza strategica i consultori familiari – da rafforzare e distribuire equamente su tutto il territorio nazionale – e la pediatria di famiglia, imperniata sulla pediatria di gruppo come soluzione da portare a sistema ovunque sia praticabile. Va in questo quadro rafforzata la componente preventiva e di prossimità dei servizi, da realizzarsi presso i servizi educativi e in generale nelle comunità, puntando soprattutto su professionalità infermieristiche.
Il documento propone inoltre, in armonia con indicazioni già esistenti, di rivedere la rete dei punti nascita e delle pediatrie ospedaliere in base a criteri di sicurezza e appropriatezza delle cure, adottando sistemi regionali di riferimento per le gravidanze e i parti a rischio, le cure intensive al neonato e le cure specialistiche al bambino e all’adolescente, con minimizzazione del periodo di ricovero in ospedale e una collaborazione stretta con i servizi territoriali per assicurare continuità e supporto olistico ai bambini e alle loro famiglie. Ritiene necessario un rafforzamento e una equa distribuzione territoriale dei servizi di neuropsichiatria e di riabilitazione, delle cure specialistiche e riabilitative per patologie croniche e disabilità, incluse le cure palliative.
A questo fine, vanni rivisti i percorsi formativi curricolari, così come quelli di aggiornamento in servizio, per tutte le figure professionali impegnati nelle cure all’infanzia. La pianificazione delle risorse umane deve tener conto sia di una corrispondenza con le esigenze poste dal turn-over che di un riequilibrio sia in termini quantitativi che di autonomia professionale, tra professioni mediche e infermieristiche. Il sistema di cure deve promuovere la partecipazione informata e consapevole dei giovani e delle famiglie, che rappresenta una necessità per costruire relazioni di fiducia e collaborazione tra servizi e popolazione e va considerata un obiettivo da perseguire per tutti i servizi.
Per quanto riguarda le politiche da attuare in settori diversi da quello sanitario, in un’ottica multisettoriale, il documento ritiene fondamentale garantire alle famiglie con figli un sostegno adeguato al reddito, un accesso ai servizi educativi precoci, un sistema flessibile di congedi parentali, e interventi a supporto delle competenze genitoriali e delle buone pratiche atte a sostenere la salute, lo sviluppo e la relazione. A questo fine, accordi e patti territoriali da realizzarsi in Comuni e loro consorzi, o ambiti socio-sanitari, devono favorire la coprogettazione dei servizi tra i diversi attori del sistema pubblico, privato e del terzo settore, facendo sì che i servizi per la salute riproduttiva, per il percorso nascita, per le cure primarie e specialistiche, siano capaci di operare in continuità e in sinergia con i servizi educativi e sociali per l’infanzia e l’adolescenza e in una cornice di interventi a supporto delle famiglie.
Il documento, nel contesto di un’attenzione alla sostenibilità e costo-efficacia degli interventi, propone alcune considerazioni iniziali sulla entità dell’impegno economico necessario e un percorso di implementazione che preveda una valutazione di costi-efficacia sia per singole componenti che per aree territoriali.
“Senza confini” si fonda sull’evidenza che investire nell’età evolutiva produce importanti ricadute su salute, educazione, equità, coesione sociale e sostenibilità ambientale sia a breve che a lungo termine. Un tale investimento costituisce oggi una necessità improrogabile, in particolare in un paese in crisi demografica come l’Italia. Il documento sottolinea come sia necessaria una redistribuzione di risorse finalizzata a correggere il forte squilibrio oggi esistente a sfavore dell’infanzia e adolescenza in tutti i settori dell’agire pubblico, a ridurre fino ad eliminare le pesanti diseguaglianze presenti nell’offerta di servizi sul territorio nazionale, e a diffondere le numerose eccellenze esistenti in tutte le aree delle cure per la salute l’educazione e la protezione dell’infanzia.
Il documento è aperto al contributo sia da parte di singoli che di associazioni, configurandosi come documento in progress. L’auspicio è quello di una sua condivisione molto ampia, sia dal punto di vista dei suoi contenuti che della sua promozione nell’ambito dell’agenda politica nazionale e locale e in particolare dei piani di investimento previsti dal MES e dal New Generation Europe (Recovery Fund).