Le nuove rotte. L’allarme dell’oncologo: «Le aziende dichiarano meno di quanto producono»
«Il problema dei rifiuti si è spostato dalla Campania a Foggia. C’è il rischio di una seconda Terra dei Fuochi». Sono parole allarmanti quelle dell’oncologo Antonio Marfella, presidente dell’Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente, riferite in un contesto istituzionale, dinanzi al prefetto di Napoli, nel corso del quale si parlava delle ricadute della condanna della Corte Europea all’Italia proprio per le questioni legate alla terra dei fuochi.
Da anni Marfella studia i dati relativi alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti. Per lui non ci sono dubbi: c’è una sproporzione tra i rifiuti industriali dichiarati e quelli effettivamente smaltiti e lo smaltimento illecito avviene nelle aree della Puglia, in particolare nella zona del Foggiano. I riscontri ci sono: l’operazione Ombra, condotta a fine dello scorso anno dai carabinieri del Noe ha smantellato una organizzazione criminale dedita al reperimento, trasporto e sversamento su terreni, strade e capannoni della provincia di Foggia e Bat, di rifiuti provenienti dalla Campania. Marfella spiega che, sebbene l’Ispra e altre agenzie producano rapporti dettagliati sui rifiuti, questi si basano sull’autocertificazione delle imprese, un sistema che favorisce l’evasione fiscale.
«Le aziende dichiarano meno di quanto producono – dice Marfella – e questo porta a un’immagine parziale della realtà». Il risultato è allarmante: «Negli anni ‘70, il rapporto tra rifiuti urbani e industriali era di 1 a 1, oggi siamo arrivati a un rapporto di 1 a 6. Una cifra che non tiene conto dei rifiuti non dichiarati, che si sommano ai 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti annualmente, e che arrivano a 165 milioni di tonnellate quando si considerano i rifiuti industriali dichiarati», spiega il medico napoletano.
Il collegamento tra questi dati e la zona di Foggia, rileva Marfella, sta nelle dinamiche geoeconomiche del traffico illecito di rifiuti. Fino a poco tempo fa, questi rifiuti venivano smaltiti principalmente in Campania, ma con l’introduzione di normative più stringenti e la crescente difficoltà di gestirli all’estero, le rotte si sono spostate. Prima in Africa, poi in Turchia, e ora, a causa della crisi energetica che ha aumentato i costi di trasporto, la Puglia è diventata una delle destinazioni principali.
«I porti del Levante, da Ancona a Bari, sono diventati snodi cruciali per questo traffico, e Foggia si è trovata nel cuore di questo fenomeno», aggiunge. «Serve un intervento strutturale – afferma – con impianti di smaltimento adeguati e un controllo serrato sul traffico». Il problema, secondo il presidente dell’Isde, è che la Puglia stia vivendo una situazione già vista in Campania e Basilicata. «I nostri prefetti e le forze dell’ordine hanno ridotto il problema in Campania ma da due anni io sto lavorando a Foggia: non stiamo parlando di un’azione criminale statica. Ora che funziona bene la repressione in Campania stiamo abboffando di mazzate Foggia», accusa.
Un allarme che arriva proprio quando sono stati diffusi i dati relativi ai tumori nel Salento. Dal report relativo al quinquennio 2015-2019, diffuso ieri dall’Asl di Lecce, è emersa una incidenza di tumori al polmone e alla vescica superiore alla media regionale e nazionale. Ogni anno ci sono 5 mila casi di tumore.
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Fonte: corriere del mezzogiorno