Il rapporto della Rockefeller Foundation – Lancet Commission on Planetary Health pubblicato su The Lancet ha segnato una tappa fondamentale nel riconoscere la stretta interdipendenza tra la salute umana e la salute dei sistemi naturali. Il documento, firmato da ventidue esperti di istituzioni accademiche e agenzie internazionali, sottolinea come la civiltà umana abbia prosperato negli ultimi due secoli “ipotecando la salute delle generazioni future” attraverso un uso insostenibile delle risorse naturali.
Negli ultimi decenni, la vita media e gli indicatori di salute globale sono migliorati, ma questo progresso si è accompagnato a una rapida degradazione degli ecosistemi, all’aumento dei gas serra, alla perdita di biodiversità e al consumo eccessivo di suolo e acqua. Il paradosso – osserva la Commissione – è che i guadagni di salute ottenuti finora rischiano di essere temporanei: stiamo vivendo un periodo in cui la salute umana migliora mentre i sistemi che la sostengono si indeboliscono.
Un nuovo paradigma per la salute del pianeta
Il concetto di planetary health proposto dalla Commissione amplia la visione della sanità pubblica tradizionale: la salute non può più essere valutata soltanto in termini di individui o popolazioni, ma deve includere il benessere degli ecosistemi che forniscono cibo, acqua, aria pulita e stabilità climatica. “La salute del pianeta – scrivono gli autori – è la salute della civiltà umana e dello stato dei sistemi naturali da cui essa dipende”.
Per garantire un futuro vivibile, la Commissione invita a superare tre grandi fallimenti:
- di immaginazione, che porta a misurare il progresso solo attraverso il PIL;
- di conoscenza, per la mancanza di ricerca transdisciplinare sui legami tra ambiente e salute;
- di governance, per l’incapacità delle istituzioni di agire tempestivamente di fronte ai rischi ambientali e sanitari globali.
Dalla crisi ecologica alle opportunità di salute
Il rapporto propone una visione di prosperità fondata sulla qualità della vita, sull’equità e sul rispetto dei limiti ecologici del pianeta. Le politiche pubbliche devono promuovere sistemi alimentari resilienti e sostenibili, un uso equo delle risorse idriche, la riduzione degli sprechi e l’adozione di tecnologie a basso impatto. Gli investimenti in salute dovrebbero essere orientati anche alla mitigazione dei danni ambientali, con benefici diretti per la salute delle popolazioni.
La Commissione riconosce nella realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) l’occasione storica per integrare salute, equità e sostenibilità, superando la separazione artificiale fra economia e natura. Città più verdi e inclusive, sistemi sanitari resilienti, ricerca interdisciplinare e politiche fiscali che disincentivino l’inquinamento sono parte della “ricetta” per una salute planetaria condivisa.
Un appello alla responsabilità collettiva
“La tutela della salute nell’Antropocene richiede nuove forme di leadership e una solidarietà globale”, concludono gli autori. “Possiamo guidare l’umanità nel XXI secolo solo se sapremo affrontare le disuguaglianze di salute e di ricchezza entro i limiti ecologici della Terra”.
Per l’ISDE, questo approccio integra pienamente la prospettiva della salute ambientale e della prevenzione primaria, riaffermando che medici e operatori sanitari devono essere in prima linea nella difesa della salute del pianeta: non solo curare le persone, ma contribuire a guarire i sistemi naturali da cui la vita dipende.
