In questi giorni la stampa locale riporta dichiarazioni di soddisfazione e addirittura entusiasmo da parte di tutte le Autorità politiche locali e regionali sul prossimo inizio del Progetto di Bonifica SIN.
Se ne parla da più di due anni e forse per questo c’è tanto entusiasmo, come primo passo.
Ma a noi sembra un primo passo che neppure comincia.
Rimaniamo fermi sul concetto che se c’è un elemento tossico in un certo luogo che può provocare danni alla salute e all’ambiente, questo va eliminato.
Nella zona Industriale Apuana (ZIA) dichiarata oltre 25 anni fa zona SIN (Sito di Interesse Nazionale da Bonificare) sono stati a suo tempo identificati e catalogati i luoghi ormai ben conosciuti, anche se se ne aggiungono continuamente altri, in cui la chimica ha lasciato le sue pesanti tracce. Sappiamo dove sono i cumuli di scarti di Rumianca, Farmoplant, Ferroleghe ecc. ai quali si deve l’inquinamento di aria e acque e quindi degli esseri viventi da tanti decenni.
Certamente quindi la falda sottostante il SIN è inquinata come hanno finalmente dimostrato in modo esauriente le indagini degli ultimi anni.
La soluzione del problema sembra quindi elementare: rimuovere gli inquinanti per rimuovere l’inquinamento.
Ci sembra un pericoloso non senso lasciare in loco la massa degli inquinanti.
Costruire un complesso sistema idraulico, pozzi a barriera, vasche, pompe per <<lavare> le acque di falda, una quantità gigantesca di milioni di metri cubi (poi buttata a mare, e anche questo sembra un nonsenso), con filtri che sicuramente andranno sostituiti (con quali costi/anno? Sembra circa 5 milioni…) e poi eliminati (come? Incenerimento…) ci sembra il<<topolino partorito dalla montagna>> e non riusciamo a capire le ragioni di questa soddisfazione.
Forse perché sembra che la spesa sia di <<soli>> 7,5 milioni, ma se aggiungiamo i costi di manutenzione (Monitoraggio per 5 anni € 695.000; Energia Elettrica senza IVA per 5 anni € 1.2780.00; per quanto tempo? 5 anni, 10 anni? 50 anni?) la spesa non sarà così lieve almeno rispetto al girotondo di cifre che sono circolate e anche stanziate-ritirate-perse nel corso degli ultimi due decenni.
Insomma, come anche sottolineato a suo tempo da un importante organo tecnico come ISPRA (Istituto Superiore Per la Ricerca Ambientale), oltre a certi aspetti non convincenti dal punto di vista ingegneristico, secondo noi è proprio tutta la filosofia che ha portato alla decisione di lasciare in loco gli inquinanti lasciando inalterato il problema alla popolazione, che è assolutamente non condivisibile.
Chiediamo quindi che ci sia un ripensamento per non <<buttare a mare assieme alle acque bonificate>> anche tanto denaro pubblico.
per ISDE Massa Carrara: Dott. Alberto Rutili, Dott. Severino Filippi, Dott. Fabio Costantino Scirocco