Skip to main content

Il dott. Vincenzo Cordiano (ISDE Veneto), nel suo blog https://www.vincenzocordiano.it/ ha pubblicato una mappa da lui realizzata sulla presenza di PFAS nelle acque del Veneto.

La mappa interattiva consente di visualizzare le località nelle quali i tecnici dell’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) del Veneto o ARPAV ha eseguito la ricerca delle Sostanze perfluoroalchiliche o PFAS.

Cliccando sul segno più o meno in basso a sinistra si può aumentare o rispettivamente diminuire la definizione delle località. Cliccando sul simbolo “s” di una località si apre una piccola scheda nella quale ha inserito le date dei prelievi e le concentrazioni del totale delle PFAS espresse come nanogrammo per litro di acqua o ng/L.

sul sito ARPAV e periodicamente aggiornato dal titolo “Concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque prelevate da ARPA. Anni 2013-2024” .

Significato dei simboli e delle icone usate per personalizzare la mappa interattiva sulle PFAS in Veneto

Come riportato sul sito istituzionale dell’ARPAV il foglio di calcolo contiene le “Concentrazioni in ng/L dei composti perfluoroalchilici (PFAS) rilevati su campioni di acque, prelevati da ARPAV, nel periodo compreso tra il 02/07/2013 e il 02/10/2024, e analizzati da ARPAV ordinati per Provincia, Comune e data del prelievo. Data ultima modifica del dato 04/12/2024″ che è la versione del documento utilizzato da Cordiano per costruire la mappa.

Dal 2013, l’Arpav mappa regolarmente nelle acque supeficiali (fiumi e laghi), anche di risorgiva e sotterranee) la diffusione delle PFAS in tutta la regione anche al di fuori della cosiddetta zona rossa, cioè la zona a maggiore contaminazione da parte dell’azienda attualmente sotto processo a Vicenza.

I dati pubblicati sul sito ARPAV non si riferiscon alle acque potabili. Cordiano ha pensato di combinare i dati dell’agenzia regionale con la tecnologia di Google Maps che, di base, riporta nelle varie località anche molte altre attività produttive e gli insediamenti industriali, artigianali, gli impianti di trattamento dei rifiuti (inceneritori, discariche,  depuratori) che, potenzialmente sono considerati delle sorgenti di inquinamento da PFAS.

Esistono già mappe simili a livello regionale, nazionale o internazionale ma l’originalità di questa mappa, è  almeno nel suo pensiero, consiste nella possibilità nel di associare come già detto, i punti di campionamento delle acque con le potenziali fonti di inquinamento. Questo non significa che queste fonti potenziali di inquinamento debbano essere considerata automaticamente come l’origine della presenza di concentrazione più o meno elevate delle PFAS in quel punto determinato dalle coordinate geografiche.

Indubbiamente Arpav ha compiuto un lavoro enorme, ma tuttavia rimangono alcune criticità e manchevolezze. Per esempio, numerosi comuni della regione non risultano monitorate, anche quell nelle quali si producono le cosiddette eccellenze alimentari venete  (vini e  formaggi famosi, ortaggi ed altri prodotti alimentari che vengono trasformati e esportati in tutto il mondo) dopo aver usata acqua potenzialmente inquinata.  

Inoltre, particolarmente preoccupante è la situazione in prossimità delle discariche  e di altri impianti di trattamento dei rifiuti pubblici e privati nel cui sottosuolo scorrono acque contenenti concentrazioni spesso molto elevate, addirittura in qualche caso superiorei a quelle riscontrate nelle falde di alcuni comuni della cosiddetta zona rossa. zoomando sulla cartina ed associando la visione con  Google Street o Google Earth ognuno potrà fare le proprie deduzioni.

Criteri che Cordiano ha utilizzato per costruire la mappa

  • Il discrimine fondamentale è il superamento (indicato dallo sfondo rosso dell’icona) del limite di 100 nannogrammi per litro di acqua o 100 ng/L
  • Se tale limite non viene superato lo sfondo dell’icona è azzurro.
  • Quindi lo sfondo rosso indica superamento del limite di 100 ng/L: alambicco nel caso di acque sotterrranee, nuotatore per le acque superficiali; rubinetto per acque di sorgente o risorgiva; triangolo se l’ARPAV non ha indicato le coordinate; punto interrogativo con ombrello se vi sono oscillazioni di notevoli entità e difficilmente spegabili, almeno apparentemnete
  • Allo stesso modo lo sfondo indica che in quel punto non si è registrato mai il superamento del limite di 100 ng/L: alambicco nel caso di acque sotterrranee, nuotatore per le acque superficiali; rubinetto per acque di sorgente o risorgiva; triangolo se l’ARPAV non ha indicato le coordinate; punto interrogativo con ombrello se vi sono oscillazioni di notevoli entità e difficilmente spiegabili, almeno apparentemente
  • L’icona con il segno X indica che in quel comune non risulta che l’ARPAV abbia mai effettuato la ricerca delle PFAS
  • Il limite di 100 ng/L è quello stabilito dalla Direttiva Europea 2020/2184 che fisse tale valore per la somma di una ventina di PFAS che andranno cercate nelle acque “destinate al consumo umano” a partire dal 12 gennaio 2026 in tutta Europa,
  • Tuttavia i valori reali potrebbero essere in realtà superiori alla somma da me calcolata per ogni singolo punto. Infatti, io ho assunto che per tutti quei PFAS la cui concentrazione è risultata inferiore rispetto al Limite di Quantificazione (LOQ o Limit of Quantitation in inglese) il valoore che ho utilizzato nel calcolo fosse 0 (zero). In realtà potrebbe essere qualsiasi valore compreso fra lo zero e il limite indicato, per esempio 4,99 ng/L se il LOQ è 5. E quindi bisognerebbe aggiungere alla somma 4,99 e non zero come ho fatto io. Inoltre non sono riuscito a capire se l’ARPAV abbia utilizzato il LOQ o il LOD (Limite di Rilevabilità, Limit Of Detection in inglese). Per chi volesse approfondire LOQ e LOD vedi qui
  • Cordiano ribadisce che i valori riportati nella mappa, e nel documento ARPAV, NON si riferiscono alle acque potabili o dell’acquedotto. Queste in Veneto sono di competenza delle ULSS e dei gestori delle acque. A tali enti dovete rivolgervi se volete conoscere i valori dei PFAS nelle acque dei vostri rubinetti.
  • Tuttavia anche le acque superficiali, di risorgiva o sotterranea possono entrare a far parte della catena alimentare umana e quindi potenzialmente essere destinate al consumo umano. Per esempio molti fiumi e laghi sono la fonte delle acque potabili; gli animali selvatici si abbeverano alle acque superficiali; le falde profonde possono essere utilizzate per i pozzi privati usati in agricoltura o negli allevamenti. Anche insetti “utili” come gli impolinatori o le api da miele si abbeverano dalle acque superficiali e potrebbero trasferire i PFAS al miele, al polline alla cera ecc.
  • Nei comuni privi di icona l’ARPAV ha effettuato campionamenti nei vari tipi di acque, che sono risultati prive di PFAS. Chi è interessato ad approfondire puà consultare il file ARPAV già citato.
  • Ha utililzzato Mymaps di Google come base per la mappa che riporta molte attività produttive o siti pubblici e privati come default. Pertanto qualora un punto di campionamento risulti vicino ad uno di tali siti non significa che esso sia la fonte della presenza dei PFAS nel punto indicato dalle coordinate geografiche. Ogni deduzione in tal senso è totalmente arbitraria.

Altre mappe simili