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È stato pubblicato sulla rivista Environmental Health lo studio condotto dal Ramazzini Institute nell’ambito del Global Glyphosate Study (GGS); tra le autrici la dottoressa Fiorella Belpoggi, già direttrice scientifica e oggi membro del Comitato Scientifico di ISDE Italia. Il lavoro fornisce nuove prove sulla cancerogenicità del glifosato e dei principali erbicidi a base di glifosato, come Roundup Bioflow (utilizzato in Europa) e RangerPro (usato negli Stati Uniti).

Il dato più allarmante? I tumori – sia benigni che maligni – si sono sviluppati in ratti esposti fin dalla vita prenatale, anche a dosi pari alla “dose giornaliera accettabile” (ADI) prevista dall’Unione Europea, e in alcuni casi sono comparsi prima dell’anno di vita, un fatto eccezionalmente raro.

Tra i tumori osservati vi sono leucemie, tumori del sistema nervoso, della tiroide, della pelle, del fegato e del pancreas endocrino. Le leucemie in particolare si sono manifestate con una frequenza statisticamente significativa in tutti i gruppi esposti e sono comparse precocemente, con un’incidenza nettamente superiore a quella dei gruppi di controllo storici e attuali.

Il lavoro, firmato da un ampio consorzio internazionale di ricercatori, tra cui Philip Landrigan e Robin Mesnage, rafforza le conclusioni dello IARC (Agenzia per la Ricerca sul Cancro dell’OMS), che nel 2015 aveva classificato il glifosato come “probabile cancerogeno per l’uomo”.

ISDE Italia ritiene che questo studio debba avere implicazioni immediate sulle politiche europee e nazionali: è inaccettabile che una sostanza con tali effetti continui a essere autorizzata e diffusa, a maggior ragione in un contesto in cui esistono alternative sostenibili. Chiediamo l’applicazione rigorosa del principio di precauzione, la revoca delle autorizzazioni per i prodotti contenenti glifosato e l’impegno concreto delle istituzioni verso una transizione agroecologica.

📌 Lo studio è disponibile in open access:
https://doi.org/10.1186/s12940-025-01187-2