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Paolo Vineis, componente del Comitato Scientifico di ISDE Italia, insieme a Roberto Buizza, hanno pubblicato su ScienzaInRete un interessante articolo sul tema La trave e la pagliuzza: le vere cause degli incendi e delle alluvioni.

Ne riproponiamo di seguito alcuni passi davvero molto chiari.

Anche di fronte ai vasti incendi di Los Angeles – ancora in corso -, come in altre circostanze recenti, l’attenzione della stampa si incentra perlopiù sulle cause più immediate e “prossime”: il malfunzionamento della rete elettrica, la scarsa riserva idrica, l’impreparazione dei pompieri neo-assunti eccetera. Spesso queste spiegazioni sono pretestuose (come la protezione del pesce sperlano, a rischio di estinzione, che avrebbe portato a un insufficiente rifornimento idrico dalla baia di Los Angeles), ma soprattutto denotano la propensione a non voler vedere e discutere le cause sovrastanti e di lungo periodo, in sostanza il cambiamento climatico. Come se il fatto che il cambiamento climatico è causato principalmente dall’utilizzo dei combustibili fossili e dallo sfruttamento della terra non si possa più nominare nell’era del neo-liberismo dilagante. Se non si comprende la catena causale, i fenomeni “estremi” sono inesorabilmente destinati ad aumentare in intensità e frequenza, e cerchiamo di spiegare perché. (…)

Per limitare il riscaldamento climatico futuro occorre ridurre le emissioni di gas serra, drasticamente e immediatamente. Abbiamo le tecnologie a disposizione: dobbiamo soltanto decidere di investire in progetti di decarbonizzazione che portino, anno dopo anno, a una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 7% l’anno, così da raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. Alle azioni di mitigazione (cioè di riduzione delle emissioni) dobbiamo affiancare azioni di adattamento, per rendere il territorio più resiliente e in grado di resistere all’impatto degli eventi estremi. (…)

Il continuo riscaldamento porta un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi, che causano sempre più danni a popolazioni ed ecosistemi. Per ogni evento estremo, World Weather Attribution (WWA), una rete di ricercatori di diversi istituti stabilita nel 2014 per investigare legami causali tra clima ed eventi catastrofici, è in grado di calcolare l’impatto del cambiamento climatico sull’intensità e frequenza degli eventi. (…)

Gli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana sono molteplici. Limitandosi a quelli immediati, l’uragano Helene ha provocato almeno 130 morti negli Stati Uniti, l’inondazione di Valencia almeno 205, e l’ondata di calore del 2023 ha causato la morte di 47.000 persone in Europa (morti in eccesso rispetto all’atteso). Questi sono solo alcuni esempi limitati ai paesi ricchi, cui si devono sommare gli effetti indiretti, come il maggiore rischio di malattie infettive e i danni all’agricoltura e alla produzione di cibo. (…)

Il problema tocca tutte le generazioni, ma soprattutto i più giovani e le future generazioni, creando una grave diseguaglianza inter-generazionale. Per ogni incremento del riscaldamento globale, cambiamenti regionali del clima, anche radicali, diventano più diffusi e pronunciati. È un’eredità che lasciamo alle future generazioni. Quindi va data priorità a processi che portino a una riduzione immediata e drastica delle emissioni di gas serra: alla mitigazione. (…)