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“Gli inceneritori, anche quelli di ultima generazione, restano impianti a rischio sanitario. È fondamentale che le scelte strategiche per Roma tengano conto delle evidenze scientifiche, della salute pubblica e dei dati ambientali aggiornati”. Lo dichiara Alessandro Cavaliere, medico e segretario di ISDE Lazio – Associazione Italiana Medici per l’Ambiente.

“Questi impianti sono tuttora classificati come industrie insalubri di prima classe dal Testo Unico delle Leggi Sanitarie (RD 27/07/1934) e devono essere sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale e Sanitario (VIA e VIS). Anche negli impianti più moderni – prosegue Cavaliere – i filtri riescono a trattenere le particelle più grandi (come il PM10), ma non quelle ultrafini, che sono le più pericolose perché riescono a superare le barriere del nostro organismo e raggiungere organi profondi. Per queste particelle non esistono dati costanti o regolamentazioni adeguate, e quindi non possiamo ignorarne il potenziale impatto sulla salute”.

“Lo stesso vale per le diossine – continua – che non vengono misurate in continuo ma solo tramite studi specifici su matrici ambientali. Sono inquinanti persistenti, interferenti endocrini e cancerogeni: la loro pericolosità è data anche da dosi minime e dalla loro capacità di accumularsi nell’ambiente. L’EFSA, del resto, ha abbassato i limiti tollerabili ben 7 volte in meno di vent’anni”.

Cavaliere sottolinea poi altri aspetti spesso sottaciuti: “Dall’incenerimento di 600.000 tonnellate di rifiuti l’anno, deriverebbero almeno 150.000 tonnellate di ceneri tossiche, che dovranno essere stoccate in discariche speciali. Un problema enorme, non solo locale. Quanto alla CO₂, si stimano 400.000 tonnellate emesse ogni anno: l’impianto sperimentale di cattura, tanto enfatizzato, assorbirebbe solo 400 tonnellate, ovvero l’1 per mille. Una misura puramente cosmetica”.

“Da tempo cittadini e associazioni chiedono un confronto aperto e scientifico, ma nessuno lo ha mai accettato. Per questo – conclude Cavaliere – invito pubblicamente il professor Laurenti e chiunque sostenga l’impianto a partecipare a un dibattito pubblico. Sarebbe un’occasione utile per i tecnici e per i cittadini, che hanno il diritto di capire cosa significhi davvero costruire un inceneritore a Roma, oggi”.